Rifacimento/Ristrutturazione

Procedura per la manutenzione e rifacimento di manto di copertura

La superficie di copertura viene definita dalla norma UNI 8091 come “superficie geometricamente piana oppure più complessa (cilindrica, rigata, cubica, ecc. o geometricamente non definibile) che risulta esposta agli agenti atmosferici.” La copertura, come schematizzato nella figura 1, può essere classificata in base alla morfologia, agli strati funzionali caratteristici, all’accessibilità e alla geometria:

Si è scelto di analizzare l’attività di manutenzione e rifacimento di una copertura discontinua a piccoli elementi (coppi) isolata e ventilata poiché questa tipologia dal punto di vista termoigrometrico fornisce le migliori garanzie di buon funzionamento, infatti, lo strato di isolamento termico permette di raggiungere il valore richiesto di resistenza termica globale mentre lo strato di ventilazione contribuisce a regolare il comportamento idrometrico della copertura; ma allo stesso tempo presenta grossi rischi per gli addetti adibiti a questa attività sia di caduta (falda inclinata) sia di lesioni dorso lombari dovute ai frequenti sollevamenti di materiale per la posa dello strato di tenuta (piccoli elementi).

La sequenza degli strati/elementi funzionali, come descritta in figura 2, è la seguente (a partire dall’interno verso l’esterno):

  • strato di barriera al vapore
  • strato di coibentazione
  • strato di impermeabilizzazione
  • listellatura di ancoraggio
  • listellatura di ventilazione
  • listellatura di supporto
  • strato di tenuta

Questa sequenza può subire delle variazioni a seconda delle scelte tecnologiche, ad esempio lo strato di ventilazione può anche essere realizzato con uno spazio sottotetto.

Devi effettuare la manutenzione del tuo tetto?

Il panorama delle coperture discontinue a piccoli elementi comprende le tegole in laterizio, in cemento, in impasto bituminoso, in piccole lastre di fibrocemento o di ardesia. Nelle tipologie tradizionali del nostro Paese le tegole di laterizio (coppi, tegole piane, marsigliesi, olandesi, portoghesi) sono le più diffuse per motivi di carattere tecnico, economico, estetico, e soprattutto per la grande disponibilità di materia prima (argilla).

Descrizione della fase

Copertura planare inclinata – Tetto tradizionale ventilato su listelli

Si constata visivamente e con strumentazione idonea il tipo di supporto presente e le cause di degrado. Si predispongono i ponteggi intorno al perimetro della falda, con parapetti rinforzati di almeno 1.20 m. di altezza, a ridosso del piano di gronda. Si rimuovono a mano gli elementi ammalorati o danneggiati dello strato di tenuta con le cure necessarie per non deteriorare i materiali recuperabili. Si procede allo smantellamento completo di tutto il pacchetto di finitura del solaio inclinato di copertura (coppi, listellatura, coibentazione ed impermeabilizzazione) fino all’estradosso a rustico con eventuale lisciatura del piano di posa con camicia di calce. I materiali riutilizzabili vengono depositati a piè d’opera, accatastati e protetti, mentre quelli di risulta vengono allontanati. Successivamente si procede alla pulizia dei singoli coppi riutilizzabili con spazzole di saggine.

Lo strato di barriera al vapore viene posato in opera direttamente sopra al rustico del solaio, previa stesura di una mano di aggrappante. Si realizza una listellatura di ancoraggio in legno, fissata al solaio di copertura a mezzo di tasselli ad espansione, per sostenere i pannelli di coibentazione posati in opera semplicemente appoggiati sullo strato di barriera al vapore. Si pone in opera il nuovo canale di gronda con gli elementi di sostegno ancorati direttamente sul solaio di copertura a mezzo di tasselli ad espansione. Si realizza quindi il nuovo strato impermeabilizzante direttamente sullo strato coibente (nel caso di impermeabilizzazione con guaina posata in opera a fiamma, lo strato coibente dovrà essere del tipo adeguato a tale lavorazione), con realizzazione di tutti i nuovi risvolti sui verticali dei camini e dei volumi emergenti dalla copertura per un’altezza minima di 0,30 m. oltre il piano di posa sulla falda e prolungato fino a metà del nuovo canale di gronda.

Si realizza poi la listellatura (normalmente di abete di sezione 5×5, lunga circa 2 m.) di ventilazione, fissata a quella di ancoraggio a mezzo di tasselli con guarnizione a tenuta, e quella di supporto dello strato di tenuta, fissata a quella di ventilazione a mezzo di tassello ad espansione. La distanza fra il primo ed il secondo listello di supporto dello strato di tenuta è diversa dalle altre poiché la prima fila di coppi, deve sporgere dal bordo della falda di una misura pari a circa 1/3 del diametro del canale di gronda e comunque non superiore a 7 cm. (una sporgenza inferiore potrebbe consentire ritorni di acqua nel sottomanto, mentre una sporgenza superiore potrebbe causare travalicamenti dell’acqua piovana dalla linea anteriore della grondaia). I listelli successivi a quello di gronda, che deve sempre incorporare la rete parapasseri, vengono posizionati ad una distanza pari a quella fra i naselli di arresto dei coppi.

La posa in opera del nuovo strato di tenuta, costituito da coppi, si esegue deponendo sulla superficie da coprire, dalla gronda al colmo o per file, un primo strato di elementi con la concavità rivolta verso l’alto, sovrapposti per 10 cm. circa e disposti a file contigue in modo tale che non si tocchino tra di loro (2-3 cm. di distanza).

Su questo primo strato si dispongono altri coppi, con la concavità rivolta verso il basso e disposti in modo tale da ricoprire le connessure tra gli elementi adiacenti sottostanti. Il bordo esterno della prima fila di coppi (quella di gronda) deve essere rialzato interponendo un ulteriore spessore (listello di legno) di circa 2 cm. in maniera che non si abbiano differenti angolature con le file superiori. La posa dello strato di tenuta è ultimata con la realizzazione dei colmi, dei compluvi e dei displuvi ventilati, delle scossaline laterali di finitura e sigillatura delle reti parapasseri alle aperture di ventilazione.

Glossario

Elemento portante

ha la funzione di sopportare i carichi permanenti ed i sovraccarichi della copertura. E’ sempre presente anche se può essere integrato da altri elementi o strati

Elemento di supporto

ha la funzione di permettere l’appoggio di un elemento o di uno strato. Deve essere sempre presente anche se eventualmente integrato ad altri elementi o strati

Elemento di tenuta

ha la funzione di conferire alla copertura una prefissata impermeabilità all’acqua meteorica resistendo alle sollecitazioni fisiche, meccaniche e chimiche, indotte dall’ambiente esterno e dall’uso. E’ sempre presente in ogni tipo di copertura

Elemento termoisolante

ha la funzione di portare al valore richiesto la resistenza termica globale della copertura. Si adotta in caso di richieste di condizioni termoigrometriche particolari, o di riduzione di consumi energetici, o per eliminare fenomeni di condensazione superficiale verso l’ambiente interno, ecc.

Strato di barriera al vapore

ha la funzione di impedire il passaggio del vapore d’acqua consentendo di controllare il fenomeno della condensa all’interno della copertura. Si adotta generalmente quando in presenza di elementi termoisolanti si verificano contemporaneamente due condizioni:

1. presenza al di sopra dell’elemento termoisolante di strati che riducono o impediscono la diffusione del vapore verso l’esterno;
2. presenza di rilevante umidità relativa negli ambienti sottostanti, o presenza di elemento termoisolante costituito da materiali sensibili all’umidità

Strato di ventilazione

ha la funzione di contribuire al controllo delle caratteristiche igrotermiche della copertura attraverso ricambi d’aria naturali o forzati. Può essere adottato al fine di:

a. nella stagione fredda: smaltire all’esterno il vapore proveniente dagli ambienti sottostanti la copertura
b. nella stagione calda: ridurre, attraverso moti convettivi (attivazione di ricambi d’aria all’interno dell’intercapedine) la quantità di calore che altrimenti giungerebbe nell’ambiente sottostante la copertura
c. evitare il ristagno dell’umidità al di sotto dell’elemento di tenuta